Il filosofo americano Douglas Hostadter sta realizzando un lavoro imponente intorno al concetto delle analogie che disvela quali sono gli aspetti del processo creativo. Lo scienziato statunitense ci insegna che l’essere umano attinge alle analogie per creare il pensiero.
In una recente Lectio Magistralis tenutasi in Italia, presso l’Università degli Studi di Bologna, questo maestro del pensiero spiega come il processo creativo e lo sviluppo cognitivo dell’essere umano, avvengano attraverso le analogie creative, che sono il modo di mettere in relazione un oggetto mentale con un suo simile. Così, se dico che lo spettatore si incammina con emozione nelle costruzioni delle opere d’arte di Liala Polato, immediatamente l’intuizione corre alla realizzazione geometrica del quadro, che è simile ad un paesaggio urbano. Questo processo porta con sé un fecondo sistema di percezione, perché conferisce al pensiero la capacità di trovare analogie anche dove apparentemente non ve ne sono. Con questo metodo possiamo capire il nesso che intercorre tra una forma, una rappresentazione, e il suo significato, quella evocazione che l’opera d’arte ci vuole trasmettere. E’ da qui che parte il modo di procedere nell’arte della Polato.
In questa misura dell’arte di Liala Polato la fascinazione della bellezza, la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di magnifico e insieme di vero è immediata. Per quale ragione avvengano questi processi non è più un mistero. Le scienze moderne stanno svelando la meraviglia attraverso la quale veniamo colpiti nell’animo da oggetti del pensiero. Davanti ad un’opera d’arte la cui potenza espressiva è prorompente, sia dal punto di vista del valore estetico, sia da quello semantico, la sensibilità dello spettatore viene toccata indelebilmente in modo inconscio, subitaneo, prima che una ragione precisa, razionale, possa affiorare ai nostri pensieri. E’ questa l’emozione in arte, è questa la grammatura dell’emozione che trasmette l’arte vera e che fa dell’arte un universo così affascinante e attraente. Le opere della Polato riescono a raggiungere questo obiettivo.
L’aspetto formale del suo lavoro, già colpisce per una nascosta disciplina, esteticamente suadente; così come il monocromo delle sue opere, proposto in tinte intense, usate in purezza: verde, giallo, rosso, blu e bianco,realizzato per scandire un programma visuale. La Polato usa legno, materiali grezzi, spago, tela, iuta. Le forme geometriche, che si sviluppano con una regolarità particolare sull’opera conquistano il fruitore. Sorprende la somma del valore estetico che ti rapisce in un gioco di ombre e di forme che trovano una cadenza armoniosa che produce una sensazione di incanto. Perché? Perché il risultato di quello che vediamo nelle opere di Liala Polato non è il frutto di un procedere al buio, ma è il prodotto di un progetto semantico che genera un frutto straordinario.
Le scienze contemporanee hanno scoperto che, per riconoscere idee e oggetti, l’essere umano viene addestrato fin dalla prima infanzia, ad effettuare quello che in inglese viene definito il “matching”, il confronto, e qui già andiamo al mondo delle idee di memoria Platonica. Osservando qualcosa, noi, confrontiamo l’oggetto dell’osservazione con la nostra memoria interiore, con le informazioni sedimentate nel nostro essere. Queste conoscenze ci portano ad intuire, davanti alle opere di Liala Polato che c’è qualcosa, nel significato di quei tasselli di legno sistemati con una certa, strana regolarità. Percepiamo che c’è un senso, nella sequenza delle forme, che si sviluppano metodicamente sull’opera. Ecco la trasformazione, Liala Polato si inventa un sistema, gli dà un nome, lo chiama “LIA CODE”, ed è un sistema binario, un meccanismo che usano i computer per tradurre lettere e numeri in informazioni, l’artista usa un sistema a 7bit, il famoso sistema binario del linguaggio macchina. Con questo procedimento le parole si trasformano in oggetti reali, un modellatore di parole tridimensionali, i pieni e i vuoti che vediamo nelle opere di quest’artista sono parole.
Le opere di Liala Polato sono vere geometrie esistenziali. Le luci, le ombre, le forme generate dalla composizione assurgono a un significato superiore, sono la raffigurazione del rapporto che l’umano ha con la comunicazione, ci portano in un colpo solo alla scrittura cuneiforme, alla nascita delle civiltà e agli algoritmi dell’informatica. Queste opere ci immergono in una dimensione emozionale che crea un equilibrio tra gli albori della parola e il problema dell’incomunicabilità, ci addolciscono il cuore con un canto muto di lettere simbolo, che ci raccontano frasi criptate che ci fanno scoprire l’essenzialità del valore della comunicazione e contemporaneamente ci fanno provare compassione per il difficile cammino del rapporto tra gli esseri umani. In un insieme che sembra una sinfonia nel momento in cui tutte le frasi musicali sono nel crescendo dell’opera, Liala Polato ci parla del percorso dell’umanità, della sua storia, dei sui traguardi, delle sue difficoltà e delle sue speranze.
Federico Caloi
